XX aprile 2025: Dominica Resurrectionis Domini

Duodecimo Kalendas Maji (XX-IV) AD MMXXV

Luna vicesima prima

Dominica Resurrectionis Domini

 Christos anesti! Surrexit Christus! Cristo è risorto!

«Hac die, quam fecit Dominus, Solemnitas solemnitatum, et Pascha nostrum: Resurrectio Salvatoris nostri Jesu Christi secundum carnem.»


La Pasqua è certamente il giorno più importante dell'anno, centro di tutta la Liturgia. Essa è al contempo una domenica privilegiata e una festa doppia di prima classe. A partire dal Giovedì Santo, e fino al Martedì di Pasqua, infatti, ogni festa semidoppia viene traslata e ogni festa semplice del tutto omessa.

Una così grande solennità, inoltre, non poteva che essere completata da un'ottava, anch'essa grandemente privilegiata, in modo che nessuna festa possa prevalere su di essa. 

Il colore liturgico è ovviamente il bianco, simbolo di gioia e di gloria. Da oggi, e fino all'ottava di Pentecoste, non si piegheranno più le ginocchia durante la recita dell'Ufficio Divino; a una rigorosa applicazione del Concilio di Nicea, non andrebbero piegate affatto.

La stazione è a Santa Maria Maggiore, quasi a condividere la gioia della Resurrezione con l'Augusta Madre del Salvatore.

Oggi è un dies feriatus, ossia un giorno in cui erano sospesi i lavori servili, l'amministrazione della giustizia e i commerci: si potrebbe dire l'antesignano degli attuali giorni di precetto, che erano anche - essendo mondo civile e mondo religioso strettamente connessi - giorni "rossi sul calendario".


Vespri e Compieta

I Vespri, ieri, sono stati cantati unitamente alla Messa del Sabato, con cui formano un corpo unico e inseparabile.

La Compieta presenta una struttura leggermente atipica, che tuttavia rispecchia la struttura che dovevano avere arcaicamente gli Uffici romani: fatte la lettura breve e la confessione, come al solito, e le preghiere introduttive, i salmi sono cantati senza antifona, quasi a voler usare come antifona l'alleluja, che finalmente torna nelle preghiere introduttive dell'Ufficio, e non osando aggiungere altro a tale verso di gioia; inno, capitolo e verso sono omessi, e lo saranno fino alla Domenica in albis (questo, come dicevamo, riflette un po' l'antica struttura dell'Ufficio romano, che si è sempre basato principalmente sulla Scrittura, al contrario di altri rito come il bizantino, e gli inni non sono che un'introduzione alquanto tarda), e il cantico Nunc dimittis è preceduto dall'antifona Vespere autem Sabbati, unico caso in tutto l'anno in cui muta l'antifona Salva nos a questa Ora; anche le Preci sono omesse, in virtù dell'Ufficio doppio, e la Compieta si conclude con l'orazione e i soliti versicoli. L'antifona mariana, da questa sera, è Regina Cæli, col suo verso Gaude et lætare e l'orazione Deus, qui per resurrectionem, e tale rimarrà fino all'ottava di Pentecoste.

Mattutino e Laudi

Il Mattutino pasquale è il vero momento liturgico che marca la Resurrezione: secondo la tradizione, infatti, Cristo non risorge a mezzanotte, come nasce a Natale, ma all'alba: ed è conveniente che sia così, Egli che è il Sole di Giustizia, l'Oriens ex alto. Anche quando la prassi liturgica era ormai decaduta, e i laici si era disaffezionati all'Ufficio Divino, questo mattutino si è continuato a celebrare solennemente anche nelle parrocchie, precedendo immediatamente la Messa di Pasqua. L'antifona all'invitatorio è Surrexit Dominus vere, col salmo 94 che torna ad avere il Gloria; l'inno, come detto è omesso. L'altra particolarità di questo Mattutino è che, non ostante la solennità di Pasqua, la domenica e la celebrazione doppia dell'Ufficio, è presente un unico Notturno: questo perché, anticamente, tutte le cerimonie che precedono la Messa del Sabato Santo venivano compiute di notte, e i fedeli quindi vegliavano tutta la notte, e spuntata l'alba venivano cantati solennemente il Mattutino con le Lodi e la Messa di Pasqua, portando così a un Mattutino più corto per non appesantire il tutto; col tempo, poi, la veglia di tutta la notta è stata anticipata al Sabato, formando una vigilia, e il Mattutino è stato posticipato al mattino della domenica, a vantaggio dei fedeli, restando però limitato a un unico Notturno. Le antifone sono ovviamente proprie di questa festa (Ego sum qui sum, Postulavi Patrem meum e Ego dormivi), cantate coi salmi 1, 2 e 3, cui segue il versicolo Surrexit Dominus. Le tre lezioni sono costituite dall'omelia al Vangelo di Marco che sarà letto a Messa; entrambi i responsorî presentano il Gloria Patri, dopo che questo era stato omesso sin dalla Domenica di Passione, e dopo la terza lezione è presente l'inno Te Deum, che sarà cantato per tutto il Tempo di Pasqua, anche negli Uffici feriali.

Seguono le Laudi, con i soliti salmi festivi (99, 92, 62&66, Cantico dei Tre Fanciulli, e 148-150) e cinque antifone proprie (Angelus autem Domini, Et ecce terræmotus, Erat autem, Præ timore autem ejus e Respondens autem Angelus); capitolo, inno e verso (come per tutta l'ottava) sono sostituiti dall'antifona Hæc dies:

«Hæc dies quam fecit Dóminus: exsultémus et lætémur in ea»

Ecco: questo è il momento liturgico che simboleggia il momento della Resurrezione; segue poi il Benedictus con la sua antifona Et valde mane. Le Lodi poi si concludono come al solito, ma al Benedicamus di congedo e alla sua risposta viene aggiunto un doppio alleluja, e così sarà alla fine delle Lodi e dei Vespri fino al Sabato in albis.

Ore Minori

A Prima, e così anche alle altre Ore, vengono omessi sia l'inno iniziale che l'antifona, come ieri a Compieta. I salmi, e così anche per tutto il Tempo di Pasqua, sono quelli festivi (53 e le prime due parti del 118), seguiti dall'antifona Hæc dies in sostituzione di capitolo, responsorio e verso, e i soliti versetti (ancora una volta, questo avverrà anche alle altre ore, e per tutta l'ottava); dopo il Triduo, ritorna il Martirologio, che per oggi viene preceduto Hac die, che abbiamo riportata all'inizio di questo post. Il resto procede come al solito, e la lettura breve, che si leggerà fino all'Ascensione, è Si consurrexistis (Col. 3:1-2).

Messa

Dopo Terza hanno luogo aspersione e Messa. Da oggi, e per le prossime domeniche fino a Pentecoste, l'antifona Asperges me è sostituita dall'antifona Vidi aquam, col primo verso del salmo 117; e al versetto Ostende e alla sua risposta viene aggiunto un alleluja. Secondo i kyriali, l'Ordo è cantato con le melodie della Missa I: Lux et origo.

Alla Messa l'introito è Resurrexi, dal salmo 138, col verso dallo stesso salmo; si dice il Gloria, e sarà detto in tutte le Messe del Tempo di Pasqua, anche nelle ferie quando verrà ripresa la Messa della domenica precedente; la colletta è la seguente:

«Deus, qui hodiérna die per Unigénitum tuum æternitátis nobis áditum, devícta morte, reserásti: vota nostra, quæ præveniéndo aspíras, étiam adjuvándo proséquere. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.»

Seguono l'Epistola (I Cor. 5:7-8), il Graduale Hæc dies dal salmo 117 e l'Alleluja Pascha nostrum con la sequenza Victimæ Paschali. Per chi fosse abituato al nuovo rito, noterà che qui la sequenza segue l'alleluja (mentre nel nuovo rito lo precede): lo stesso nome sequentia in latino significa letteralmente "le cose che seguono", e inizialmente erano dei versi che servivano a memorizzare i complessi melismi allelujatici. Segue il Vangelo della Resurrezione secondo Marco (Marc. 16:1-7). Si canta il Credo; l'antifona all'offertorio è Terra tremuit, mentre l'orazione segreta è la seguente:

«Súscipe, quǽsumus, Dómine, preces pópuli tui cum oblatiónibus hostiárum: ut, Paschálibus initiáta mystériis, ad æternitátis nobis medélam, te operánte, profíciant. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.»

Il Prefazio è quello pasquale, con la dicitura in hac potissimum die; al Canone sono presenti un Communicantes e un Hanc igitur proprî; l'antifona alla comunione è Pascha nostrum, mentre l'orazione di ringraziamento è la seguente:

«Spíritum nobis, Dómine, tuæ caritátis infúnde: ut, quos sacraméntis paschálibus satiásti, tua fácias pietáte concordes. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte ejúsdem Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.»

All'Ite di congedo, il diacono aggiunge un doppio alleluja, e così i fedeli alla risposta.

Secondi Vespri

I Vespri del giorno di Pasqua sono certamente fra i più solenni, ed era previsto che i vescovi li celebrassero pontificalmente nella loro cattedrale. I salmi sono quelli della domenica (109-113) con le stesse antifone delle Lodi, seguiti dall'antifona Hæc dies, dal Mangificat con l'antifona Et respicientes e dalla solita conclusione.

La Compieta dopo i Secondi Vespri si svolge normalmente, con l'antifona Alleluja a sostituzione della solita Miserere (che tornerà a essere recitata alla compieta dopo i Primi Vespri della Trinità); il resto fino al Cantico evangelico viene omesso, e quest'ultimo viene cantato senza antifona a precederlo, seguito poi dall'antifona Hæc dies e dalla solita orazione.


Modifiche successive

Per via della sua solennità, le celebrazioni del giorno di Pasqua sono state poco toccate, ma neanche loro sono state esenti dalle modifiche generali all'Ufficio Divino occorse con Divino Afflatu e poi con Pio XII e Giovanni XXIII.

Divino Afflatu

A partire dal 1911, con le modifiche di San Pio X, alle Laudi vengono sottratti il salmo 66 e i salmi 149 e 150.

Pio XII e Giovanni XXIII

Con la Settimana Santa cosiddetta "restaurata" di Pio XII (progettata da Mons. Bugnini, autore anche del Novus Ordo) e quindi col nuovo breviario di San Giovanni XXIII, che recepisce tali modifiche, si ha la distruzione delle tradizioni originarie del Triduo. Discutere qui di tutte le riforme sarebbe davvero difficile, e ammetto di aver iniziato questo blog proprio a Pasqua anche per rimandare tale discussione al prossimo anno, se Dio vorrà; pertanto mi limito qui a disquisire delle modifiche all'Ufficio che interessano maggiormente il giorno di Pasqua. 

Se nello spirito tradizionale i Primi Vespri di Pasqua erano uniti indissolubilmente alla Messa del Sabato, in un'unica celebrazione vigliare, come avviene anche in tanti altri riti di venerabile antichità, nella nuova Settimana Santa la vigilia di Pasqua diventa una veglia, pertanto viene separata dai Vespri e piuttosto unita alle Lodi, a voler imitare l'usanza primigenia della Chiesa delle "veglie di tutta la notte". Ora, se è vero che i riti che precedevano la Messa del Sabato erano in realtà parte del corpus dell'antica veglia di tutta la notte, è anche vero che questa poi si concludeva col Mattutino Pasquale e con la Messa del giorno di Pasqua: la Messa della notte altro non è che un'invenzione, "brutta copia" della Messa di mezzanotte di Natale. Con questo nuovo Ordo, il Sabato Santo viene privato della sua Messa, che viene considerata già Messa di Pasqua; inoltre, essendo stata separata dai Vespri, questi vengono scritti ex novo, sul modello di quelli del Giovedì e del Venerdì Santo: ne consegue che essi sono ancora intrisi del carattere lugubre e mesto del Triduo, e non di quello gioioso della Pasqua: ecco che la Pasqua, solemnitas solemnitatum, diviene l'unica solennità a non avere i Primi Vespri.

La veglia, poi, prende completamente il posto della Compieta e del Mattutino, concludendosi con le Laudi, lì dove prima si concludeva coi Vespri: ecco anche che il momento liturgico che simboleggiava la Resurrezione viene omesso; non solo, in questo modo si salta anche l'omelia al Vangelo e il canto del Te Deum, principiando quindi l'Ufficio del dì di Pasqua con l'Ora Prima.

Non sto poi a elencare i varî Pater, Ave e Credo omessi prima e dopo le varie Ore, che paiono poca cosa rispetto allo scempio compiuto con le modifiche alla Settimana Santa.


Novus Ordo Missæ

Sembra interessante fare il confronto con la "Messa nuova" circa i testi liturgici della stessa. Confrontare l'Ufficio Divino con l'attuale Liturgia delle Ore sarebbe a mio avviso come sparare sulla Croce Rossa, quindi mi limiterò ai testi del Divin Sacrificio.

Da un punto di vista rubricale, la Pasqua fortunatamente mantiene la sua solennità e i suoi privilegi, e anche la sua Ottava (la festa di Pentecoste, intimamente connessa con la Pasqua, nona avrà la stessa fortuna, come vedremo).

L'aspersione prima della Messa sparisce, ma viene consigliato di eseguirla in sostituzione dell'atto penitenziale (come se fossero la stessa cosa...)

L'introito della Messa è lo stesso, ovviamente privato del salmo e del Gloria Patri, o in sua alternativa anche Surrexit Dominus da Luca; il Gloria è ancora recitato, mentre la colletta è la seguente:

«Deus, qui hodiérna die, per Unigénitum tuum, æternitátis nobis áditum, devícta morte, reserásti, da nobis, quæsumus, ut, qui resurrectiónis domínicæ sollémnia cólimus, per innovatiónem tui Spíritus in lúmine vitæ resurgámus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.»

L'inizio della colletta, come si noterà, è lo stesso, ma il suo prosieguo cambia, scritta in un latino che tradisce la sua composizione tarda.

La prima lettura (una delle poche migliorie compiute dalla nuova Messa, a mio personalissimo avviso) è dagli Atti (Act. 10:34,37-43), il salmo responsoriale è il 117 (lo stesso dell'antico Graduale), mentre la seconda lettura è da Col. 3:1-4; al suo posto può anche essere letta I Cor. 5:6-8, come la vecchia Epistola (con un verso in più). La Sequenza, in barba al suo nome, precede l'Alleluja, che è lo stesso. Il Vangelo è quello di San Giovanni (Joann. 20:1-9). Al suo posto, se non ci fosse stata la veglia, può essere letto il Vangelo della stessa (Matt. 28:1-10 nell'anno A, Marc. 16:1-7 nell'anno B e Luc. 24:1-12 nell'anno C) o ancora, laddove si celebi la Messa alla sera (ahinoi!) si può leggere anche Luc. 24:13-35. Ora, al di là della mia personale avversione per un ciclo triennale di letture, sarebbe stato forse meglio, a mio parere, che il Vangelo di Giovanni fosse riservato alla notte, completando così l'unità del Triduo (essendosi letto Giovanni al Giovedì e Giovanni al Venerdì). Tralascio di dire cosa penso sulle Messe alla sera. In ogni caso, quello che si nota è la pletora di possibilità, lasciate alla scelta del sacerdote (si spera), cosa comunque inconcepibile nella mentalità liturgica originaria.

Il Credo è ancora recitato, anche se ultimamente si è diffusa l'abitudine di recitare il Simbolo Apostolico invece di quello Niceno (e pensare che i riformatori criticavano la mal prassi diffusasi prima del Concilio, nelle Messe basse, di far recitare al popolo proprio il Simbolo Apostolico mentre il sacerdote recitava il normale Credo); l'antifona all'offertorio non esiste nel rito nuovo; l'orazione sulle offerte è invece la seguente:

«Sacrifícia, Dómine, paschálibus gáudiis exsultántes offérimus, quibus Ecclésia tua mirabíliter renáscitur et nutrítur. Per Christum Dominum nostrum.»

La conclusione passa da essere lunga a corta (poverini, si doveva risparmiar tempo durante la Messa...), cosa che si vedrà anche al postcommunio. Il Prefazio è il Pasquale I, sostanzialmente l'unico Prefazio Pasquale del vecchio Messale; restano Communicantes Hanc igitur, e i relativi corrispettivi nelle altre Preghiere Eucaristiche (sic!). L'antifona alla comunione rimane, mentre il postcommunio è il seguente:

«Perpétuo, Deus, Ecclésiam tuam pio favóre tuére, ut, paschálibus renováta mystériis, ad resurrectiónis pervéniat claritátem. Per Christum Dominum nostrum.»

Il doppio alleluja al congedo rimane, ma questo viene preceduto dalla cosiddetta benedizione solenne.

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